ViceBrigadiere Salvo d'Acquisto

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Salvo Rosario Antonio D'Acquisto (Napoli, 15 ottobre 1920Fiumicino, 23 settembre 1943) è stato un vice brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della seconda guerra mondiale

Origini e formazione

Salvo Rosario Antonio D'Acquisto nacque a Napoli, a Villa Alba, un edificio di quattro piani in via San Gennaro nel rione Antignano. Fu primogenito di cinque figli, in una famiglia profondamente cristiana: il padre Salvatore, nativo di Palermo, e la madre Ines Marignetti, nativa di Napoli. Frequentò l'asilo presso l'Istituto Salesiano "Figlie di Maria Ausiliatrice" in via Enrico Alvino n° 19 nel quartiere Vomero, la Scuola Elementare "Luigi Vanvitelli" in via Luca Giordano n° 128, il Ginnasio presso l'Istituto Salesiano "Sacro Cuore" in via Alessandro Scarlatti n° 29 e il Liceo Classico "Giambattista Vico" in via Salvator Rosa n° 117. Nel 1934 lascia gli studi, pur frequentando per un periodo il Conservatorio di "San Pietro a Majella" in via San Pietro a Majella n° 35, cantando da baritono.

Salvo d'Acquisto

L'arruolamento nell'Arma dei Carabinieri Reali

Si arruolò giovanissimo nei Carabinieri come volontario il 15 agosto 1939, frequentando la Scuola allievi carabinieri di Roma, dipendente dalla 2ª Divisione "Podgora", fino al 15 gennaio 1940. Venne assegnato alla Compagnia Comando della Legione Carabinieri di Roma dipendente dalla 2ª Divisione Carabinieri "Podgora". Quindi, dopo il giugno 1940, passò presso il Nucleo Carabinieri Fabbricazioni di Guerra del Sottosegretariato di Stato per le Fabbricazioni di Guerra (FabbriGuerra) in via Sallustiana n° 53. Con l'entrata in guerra dell'Italia, si arruolò volontario per la Libia italiana nella Campagna del Nordafrica (1940-1943) del Teatro dell'Africa e del Medio Oriente e il 28 ottobre 1940 venne mobilitato con la 608ª Sezione Carabinieri (polizia militare), incardinata nella 13ª Divisione Aerea "Pegaso" di stanza a Bengasi, della Squadra Aerea "Aeronautica della Libia - Est" della Regia Aeronautica, partendo da Napoli il 15 novembre 1940 e sbarcando a Tripoli il 23 novembre 1940; la nave ebbe gravi problemi di navigazione. Dopo alcuni mesi trascorsi al fronte, alla fine di febbraio 1941, dove rimase ferito a una gamba, durante uno scontro a fuoco con le truppe inglesi, restò con il suo Reparto in zona d'operazioni, fin quando venne ricoverato all'Ospedale Militare di Bengasi per una forte febbre malarica. Rientrò in Italia, per una licenza di 3 mesi, e poi fu aggregato, dal 13 settembre 1942 alla Scuola Centrale Carabinieri Reali di Firenze per frequentarvi il corso accelerato per la promozione a vice brigadiere (sottufficiale). Conseguito il 15 dicembre 1942 il grado di Vice brigadiere, il 19 dicembre fu destinato alla Stazione Carabinieri di Torrimpietra, all'epoca una borgata rurale extraurbana a una trentina di chilometri da Roma, lungo la via Aurelia, oggi frazione del Comune di Fiumicino.

Dopo il Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, un reparto di paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division[4] si era accasermato presso alcune vecchie postazioni precedentemente in uso alla Guardia di Finanza, nelle vicinanze della località Torre Perla di Palidoro, che rientrava nella giurisdizione territoriale della stazione Carabinieri di Torrimpietra. Qui, nel tardo pomeriggio del 22 settembre 1943, alcuni paracadutisti tedeschi, che ispezionavano casse di munizioni abbandonate, furono investiti dall'esplosione di una bomba a mano, o più probabilmente dall'incauto maneggio di ordigni usati per la pesca di frodo, a suo tempo sequestrati dai finanzieri. Due dei soldati morirono e altri due rimasero feriti.

Il comandante del reparto tedesco, un maresciallo, attribuì la responsabilità dell'accaduto ad anonimi attentatori locali e richiese la collaborazione dei Carabinieri della locale stazione,[5] temporaneamente comandata dal vice brigadiere Salvo D'Acquisto per l'assenza del maresciallo comandante: minacciarono la rappresaglia se entro l'alba non fossero stati trovati i colpevoli. La mattina seguente, D'Acquisto, assunte alcune informazioni, provò a ribattere che l'accaduto era da considerarsi un caso fortuito, un incidente privo di autori, ma i tedeschi insistettero sulla loro versione e richiesero la rappresaglia, ai sensi di un'ordinanza emanata dal feldmaresciallo Albert Kesselring pochi giorni prima.

Salvo D'Acquisto

I rastrellamenti tedeschi e la fucilazione

Il 23 settembre furono dunque eseguiti dei rastrellamenti e catturate 22 persone scelte a caso fra gli abitanti della zona.

Questi alcuni dei nomi:

  • Angelo Amadio (18 anni);
  • Armando Attili, detto Nando, muratore, padre di Attilio;
  • Attilio Attili, muratore, figlio di Armando;
  • Ennio Baldassarri (13 anni), il più giovane del gruppo, ma fatto scendere dal camion prima di andare al luogo dell'esecuzione;
  • Vittorio Bernardi, detto "Carnera", fabbro e muratore, fu obbligato a scavare con le mani la fossa non essendoci pale a sufficienza per tutti;
  • Enrico Brioschi (36 anni), cameriere del Conte Nicolò Carandini;
  • Giuseppe Carinci (alcune fonti lo nominano Carigi) (circa 70enne), spazzino, tentò la fuga e fu ucciso dai nazisti prima della cattura;
  • Rinaldo De Marchi (30 anni), muratore;
  • Giuseppe Feltre, muratore;
  • Benvenuto Gaiatto (52 anni, di Torrimpietra), padre di 4 figli e il più anziano del gruppo;
  • Antonio Gianacco, muratore;
  • Oreste Mannocci, venditore ambulante di frutta di Santa Marinella;
  • Sergio Manzoni, venditore ambulante di frutta di Santa Marinella;
  • Vincenzo Meta (27 anni, di Maccarese), muratore, padre di 2 bimbi e da poco rientrato da Bologna dopo essere scappato dai tedeschi, ancora in uniforme militare;
  • Attilio Pitton, muratore, padre di 1 ragazzo;
  • Fortunato Rossin, muratore, fratello di Gedeone, padre di 2 bimbi;
  • Gedeone Rossin, muratore, fratello di Fortunato, scapolo;
  • Umberto Trevisol (35 anni), muratore, padre di 2 bimbi;
  • Michele Vuerick (39 anni), detto "Mastro Michele", capomastro muratore;
  • Ernesto Zuccon, fornaio.

Lo stesso D'Acquisto fu forzatamente prelevato dalla caserma, da parte di una squadra armata, e fu condotto nella piazza principale di Palidoro, dove erano stati radunati gli ostaggi. Fu tenuto un sommario "interrogatorio", nel corso del quale tutti gli ostaggi si dichiararono ovviamente innocenti. Nella piazza venne anche condotto un altro abitante ritenuto un carabiniere, Angelo Amadio, che sarà l'ultimo testimone del sacrificio del brigadiere.

Nuovamente richiesto di indicare i nomi dei responsabili, D'Acquisto ribadì che non ve ne potevano essere, perché l'esplosione era stata accidentale, gli ostaggi e gli altri abitanti della zona erano dunque tutti quanti innocenti. Durante l'interrogatorio dei rastrellati, il sottufficiale fu tenuto separato nella piazza, sotto stretta sorveglianza da parte dei soldati tedeschi e, "quantunque malmenato e a volta anche bastonato dai suoi guardiani, il D'Acquisto serbò un contegno calmo e dignitoso", come ebbe a riferire in seguito Wanda Baglioni, una testimone oculare.

Gli ostaggi e D'Acquisto vennero quindi trasferiti fuori dal paese. Agli ostaggi furono fornite delle vanghe e furono costretti a scavare una grande fossa comune nelle vicinanze della Torre di Palidoro, per la ormai prossima loro fucilazione. Le operazioni di scavo si protrassero per alcune ore; quando furono concluse fu chiaro che i tedeschi avrebbero davvero messo in atto la loro terribile minaccia.

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