Il Ten. CC. Orazio Petruccelli

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Orazio Petruccelli (Potenza, 18 ottobre 1914Argostoli, 24 settembre 1943) è stato un militare italiano. Partecipò alla seconda guerra mondiale, e in particolare alla difesa dell'isola di Cefalonia durante i tragici fatti seguenti all'armistizio dell'8 settembre 1943. Fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia

Nacque a Potenza il 18 ottobre 1914,[1] figlio di Vincenzo e Eleonora Correale, e dopo aver conseguito la laurea in Economia e commercio si arruolò nell'Arma dei Carabinieri come allievo nella Legione di Roma.[1] A causa di una grave malattia abbandono la vita militare, entrando come funzionario presso la filiale della Banca d'Italia di Napoli.[1]

Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, si arruolò volontario come sottotenente di complemento, chiedendo di essere destinato in zona di guerra.[1] Il 23 marzo 1943 fu inviato alla 2ª Compagnia del 7º Battaglione Mobile Carabinieri, assegnata alla 33ª Divisione di fanteria "Acqui" di stanza sull'isola di Cefalonia.[1] Dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 la divisione decise di resistere ai tedeschi. Durante le trattative incorse tra il comandante della divisione, generale Antonio Gandin, e i comandi della Wehrmacht, la mattina del giorno 14 egli riunì una ventina di uomini fedeli deciso ad arrestare il generale Gandin per tradimento.[N 1] Il piano fallì in quanto Gandin, oggetto di un attentato da parte di un carabiniere,[N 2] aveva messo a guardia del suo comando un reparto di fanteria armato di mitragliatrici. In quello stesso frangente, sfidando un picchetto armato tedesco, egli ammainò la bandiera germanica issata oltraggiosamente nella piazza di Argostoli, innalzando nuovamente quella italiana.[2]

Al comando dei suoi uomini prese parte ai successivi combattimenti, distinguendosi per il coraggio dimostrato sulle alture di Hieramis al fianco del capitano Vincenzo Saettone.[2] Catturato dal nemico dopo giorni di lotta, fu fucilato a Capo San Teodoro[N 3] il 24 settembre 1943.[2] insieme al capitano Giovanni Mario Gasco,[N 4] e al tenente Alfredo Sandulli Mercuro.[N 5] Per il coraggio dimostrato in quel frangente gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor militare[N 6] alla memoria,[2] ed inoltre gli sono state intitolate vie nella sua città natale e a Napoli.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro al valor militare
«Comandante dì plotone carabinieri della Divisione " Acqui ", si rivelava tra i primi accesi e tenaci assertori della lotta contro il tedesco a Cefalonia. Mentre perduravano ancora le trattative, sfidando un picchetto armato tedesco - sorpreso da tanta audacia - ammainava la bandiera germanica issata oltraggiosamente dal nemico nella piazza di Argostoli innalzando nuovamente la bandiera italiana. Durante la aspra e sanguinosa battaglia, sempre presente dove maggiore era il pericolo, confermava in ogni circostanza il suo militare ardimento, trascinando con l'esempio i suoi uomini ad epica lotta. Catturato dai tedeschi e sottoposto a fucilazione affrontava la morte con fierezza e dignità di soldato. Fulgido esempio di fedeltà alla Patria ed attaccamento al dovere. Cefalonia, 8-24 settembre 1943
— Decreto Presidenziale del 15 febbraio 1949

da http://www.carabinieri.it/editoria

Le medaglie d’oro

036-Immagine-di-Orazio-PetruccelliProprio mentre sul suolo patrio la nobile esistenza del Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto veniva  stroncata dalla ferocia dell’occupante nazista, un’altra pagina di gloria e di sangue era scritta dai valorosi soldati italiani, impavidi di fronte alla preponderante forza del nemico a Cefalonia. Questa è un’isola delle Ionie, nel golfo di Patrasso, che, a seguito della capitolazione greca del 22 aprile 1941, fu occupata dal 1° maggio successivo ed affidata al presidio della Divisione “Acqui”, forte di circa 12.000 uomini, ed a un contingente di 2.000 militari tedeschi. Dal Comandante della G.U., Generale Antonio Gandin, dipendevano anche una Compagnia, una Sezione ed un Nucleo di Carabinieri. All’annuncio dell’armistizio, dopo comprensibili momenti di smarrimento, iniziò una specie di studio reciproco e una forma di trattativa tra gli Italiani, ormai abbandonati a sé stessi, e l’ex alleato, che in quella fase cercava di prender tempo essendo palesemente inferiore nelle forze. Nello specifico, al Comando della Divisione veniva chiesto di decidere se rimanere al fianco delle truppe tedesche, se combatterle o, infine, se arrendersi e consegnare le armi. Mentre la maggior parte dei militari del Regio Esercito propendeva per la resistenza al nemico, quest’ultimo, ricevuti i necessari rinforzi, l’11 settembre formulò al Generale Gandin l’ultimatum di deporre le armi. Nonostante ciò, anche nei due giorni successivi continuarono le trattative, pur consumandosi i primi atti di ostilità quali il bombardamento di navi italiane da parte di aerei tedeschi e l’affondamento di un barcone carico di rinforzi nemici per merito della nostra artiglieria. Solo il 15 settembre, a seguito del definitivo rifiuto degli Italiani di cedere le armi, iniziarono i cruenti combattimenti: i nostri soldati contrastarono il terreno al nemico palmo a palmo per una settimana ma, il 22 settembre, a causa dei continui bombardamenti, dell’esaurimento delle munizioni, della manifesta superiorità nemica in aerei, artiglierie, uomini e mezzi, il Generale Gandin dispose la resa. Purtroppo, anche a causa degli ordini di Berlino, i prigionieri vennero considerati traditori ed i feroci nazisti proce­dettero a criminali fucilazioni di massa, che costarono la vita, oltre che a tantissimi nostri soldati, allo stesso Generale Gandin ed a quasi tutti gli ufficiali.

Ancora oggi non è stata fatta piena luce sui fatti di Cefalonia, oggetto di dispute storiche accese, in particolare sul numero effettivo dei Caduti. Le stime di fonti diverse fanno oscillare l’entità complessiva degli uccisi tra gli 8.000 ed i 9.000, di cui 1.500-3.000 caduti nei combattimenti, circa 5.000 fucilati e 2.000 periti nell’affondamento delle navi che li trasportavano sul continente per la deportazione in prigionia; i sopravvissuti non avrebbero raggiunto le 4.000 unità. Dell’immane tragedia rimangono, però, scolpiti nella no­stra memoria, oltre al patriottismo ed al coraggio di tutti gli uomini della “Acqui”, episodi di fulgido eroismo di tanti nostri soldati; tra essi, il Sottotenente Orazio Petruccelli.

Egli nacque a Potenza il 19 aprile 1914 da Vincenzo ed Eleonora Correale. Carabiniere nel luglio 1935, veniva collocato in congedo assoluto per malattia nel gennaio 1937, ma appena un anno dopo, a seguito di sua domanda, fu nuovamente sottoposto ad accertamenti sanitari e giudicato idoneo al servizio militare. Laureatosi nel 1939 in Scienze Politiche presso l’Università di Firenze, l’anno successivo si diplomò anche in “Disciplina sindacale” presso l’Università di Napoli. Richiamato alle armi nel febbraio 1940, fu nominato Sottotenente di comple­mento di Fanteria nel settembre 1941 ed il 29 dicembre dello stesso anno sposò Iolanda Schifani Corfini. Il 3 marzo 1942, come da suo desiderio, ottenne il transito nell’Arma dei Carabinieri mantenendo lo stesso grado e venendo destinato alla Legione di Napoli. Assegnato poi al Battaglione allievi della Legione di Torino, nel marzo 1943 fu mobilitato e incorporato nella 2a Compagnia del 7° Battaglione (comandata dal Capitano Giovanni Maria Gasco), con la quale, inquadrata nella Divisione “Acqui”, partì per l’isola di Cefalonia.

Quale responsabile del presidio di Lixouri, nei giorni successivi all’armistizio, fu uno degli ufficiali che maggiormente si distinsero nei tragici avvenimenti di Cefalonia. Tale fulgido eroismo venne in seguito testimoniato da più sopravvissuti, quali il Capitano Renzo Apollonio: la mattina del 14 settembre, con le trattative ancora in corso, a seguito della sostituzione della bandiera italiana con quella tedesca sulla piazza di Argostoli, “radunato un nucleo di Carabinieri, si porta sotto il pennone centrale e tra lo stupore del picchetto armato tedesco – sorpreso da tanta audacia – ammaina la bandiera tedesca innalzando nuovamente quella italiana”. Il giovane ufficiale si distinse particolarmente col suo Plotone nei combattimenti del 15, che consentirono la tenuta del fronte italiano tra Castrì e Prokopata. Catturato il 22, fu fucilato il 24 a Capo San Teodoro. Le ultime immagini dell’Eroe ce le ha tramandate Padre Romual­do Formato, cappellano del 33° Reggimento Artiglieria “Acqui”: “Lo rividi la tragica mattina del 24 settembre, nel cortile della ‘Casa Rossa’, sereno, come sempre, dinanzi alla imminente morte. E dopo aver affidato a me gli ultimi sentimenti della sua bell’anima e gli ultimi ricordi sacri per la Famiglia lontana, affrontò coraggiosamente il plotone d’esecuzione in compagnia del suo Comandante Capitano Gasco e del collega Tenente Sandulli”.

Per la sua fedeltà ed il suo coraggio il Sottotenente Orazio Petruccelli fu decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla Memoria”: “Comandante di plotone carabinieri della Divisione ‘Acqui’, si rivelava tra i primi accesi e tenaci assertori della lotta contro il tedesco a Cefalonia. Mentre perduravano ancora le trattative, sfidando un picchetto armato tedesco – sorpreso da tanta audacia – ammainava la bandiera germanica issata oltraggiosamente dal nemico nella piazza di Argostoli innalzando nuovamente la bandiera italiana. Durante l’aspra e sanguinosa battaglia, sempre presente dove maggiore era il pericolo, confermava in ogni circostanza il suo militare ardimento, trascinando con l’esempio i suoi uomini ad epica lotta. Catturato dai tedeschi e sotto­posto a fucilazione, affrontava la morte con fierezza e dignità di soldato. Fulgido esempio di fedeltà alla Patria ed attaccamento al dovere”. Cefalonia (Grecia), 24 settembre 1943.

Alla memoria dell’eroico Sottotenente è intitolata la caserma sede del Comando Provinciale di Potenza.


di G. Barbonetti