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14° anniversario della strage di Nassiriya 2003-2017 | 2017-11-12

14° anniversario della  strage di Nassiriya 2003-2017

Iraq, 14 anni fa la strage di Nassiriya: 19 morti italiani, 12 carabinieri

Anniversario: 14 anni anniversario strage di nassiriya
Iraq, 14 anni fa la strage di Nassiriya: 19 morti italiani, 12 carabinieri

 

Il 12 novembre 2003 un camion cisterna pieno di esplosivo, guidato da due kamikaze, deflagrò nella base «Maestrale» di Nassiriya, in Iraq, una delle due sedi dell’operazione Antica Babilonia, la missione di pace italiana avviata qualche mese prima nel Paese. Vi partecipavano tremila uomini, 400 dei quali carabinieri. Il bilancio fu di 28 morti, fra loro 19 italiani, di cui 12 carabinieridella Msu (Multinational Specialized Unit), uccisi. Morti anche cinque militari dell’Esercito che facevano da scorta alla troupe del regista Stefano Rolla che si trovava a Nassiriya per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a da parte dei soldati italiani e si erano fermati lì per una sosta logistica: due furono i morti civili della troupe. Rimasero uccisi anche 9 iracheni. Una lunghissima coda rese omaggio il 18 novembre al Vittoriano ai caduti nell’attacco. Nessun militare chiese di rientrare in Italia, anzi, altri chiesero di essere mandati in missione.

I morti ed i feriti dell’attentato furono poi insigniti della Croce d’Onore con una cerimonia tenutasi il 12 novembre 2005 presieduta dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ma non mancarono polemiche proprio in merito a quest’ultimo aspetto: nel tempo i congiunti dei militari caduti a Nassiriya hanno infatti giudicato “insufficiente e artificiosa” l’attribuzione della Croce d’Onore in quanto una decorazione istituita per l’occasione. L’iter del processo civile inoltre negli anni ha rilevato errori e omissioni nella catena di comando che, secondo i giudici, avrebbero contribuito a una strage forse evitabile. In particolare, e’ emerso che il Sismi aveva avvisato dell’imminente rischio di un attentato, avviso sottovalutato dai comandi militari.

Questo l’elenco delle vittime di quell’attentato: i carabinieri Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante; Giovanni Cavallaro, sottotenente; Giuseppe Coletta, brigadiere; Andrea Filippa, appuntato; Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente; Daniele Ghione, maresciallo capo; Horacio Majorana, appuntato; Ivan Ghitti, brigadiere; Domenico Intravaia, vice brigadiere; Filippo Merlino, sottotenente; Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante; Alfonso Trincone, maresciallo aiutante; i militari dell’Esercito Massimo Ficuciello, capitano; Silvio Olla, maresciallo capo; Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore; Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto; Pietro Petrucci, caporal maggiore; i civili Marco Beci, cooperatore internazionale, e Stefano Rolla, regista.

Alla strage di Nassiriya gli italiani reagirono con grande orgoglio, con compostezza, con dolore autentico, con pudore, e pure senza vergogna di esprimere fino in fondo i propri sentimenti.

Le bare dei 19 Caduti di Nassiriya allineate all’interno della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Alle esequie intervennero 50mila personeNei giorni immediatamente seguenti alla tragedia, si affacciarono dai balconi e dalle finestre, in tutta Italia, moltissime bandiere tricolori. Testimoniavano lo sgomento di fronte a un dramma immane, la vicinanza alle famiglie dei Caduti: in altre parole, amor di Patria.



Ad oltre dieci anni di distanza, quei sentimenti restano immutati, anche se noi italiani, espansivi e chiassosi nella vita quotidiana, nascondiamo con pudore lo spirito di comunità che però emerge nelle occasioni di un grande dolore: quando un terremoto sconvolge una regione, o quando qualcuno ci offende, o ancora quando dobbiamo piangere la morte di diciannove uomini, caduti in una terra lontana per aiutare la popolazione civile lacerata da una guerra.